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Questa è una delle classiche notizie destinate a dividere il mondo degli utenti di Facebook "professionali", per così dire: quelli cioè che, per i più svariati motivi, associano al proprio profilo personale la gestione di una o più pagine.
È notizia ufficiale di pochi giorni fa, infatti, che la Corporate guidata da Mark Zuckerberg ha deciso di apportare ai suoi algoritmi di gestione della visibilità dei nostri post un'ennesima correzione, mirata a rendere meno visibili i post in cui si invita esplicitamente a dare un like, a condividere o a commentare - in una parola, quindi, i "post esca" (Like-Baiting Posts).
Facebook contro i post esca: una giusta misura
Il motivo di questa penalizzazione a mio parere corretta è riportato nello stesso annuncio:
Le persone spesso rispondono a post che chiedono loro di fare un'azione, e questo vuol dire che questi post vengono poi visualizzati da ancora più persone, e sono mostrati in posizione più elevata nel NewsFeed. Tuttavia, se interroghiamo le persone a proposito della qualità delle storie riportate in questi post, ci rispondono che le storie con "esche" sono, in media, del 15% meno pertinenti di altre storie con un numero equivalente di like, condivisioni e commenti. A lungo andare, queste storie portano a una esperienza meno gradevole di Facebook, poiché tendono a affogare contenuti di amici e pagine che le persone riterrebbero davvero interessanti per loro.
Facebook, in sostanza, vuole apportare una correzione ad un problema generato da un uso "truffaldino" - per così dire - dal suo stesso algoritmo, per cui i post e le storie con più engagement diventano anche quelle più in vista nei News Feed degli utenti. L'algoritmo, infatti, tende in questo modo a voler premiare la qualità con la visibilità. Tuttavia, molto spesso esche ben congegnate fanno sì che si crei una sorta di effetto domino che rende proprio le esche visibili, a danno di chi cerca di lavorare faticosamente sulla qualità.
Allo stesso modo, Facebook ha annunciato che tenderà a penalizzare contenuti ripetuti (attenzione: anche immagini ripetute più e più volte) e post che contengono "Spammy Links", ossia post che cercano di provocare click su link che portano a siti web che contengono quasi esclusivamente advertising.
Verso un Social Media Marketing etico
È evidente che chi, come il sottoscritto, è e rimane fautore di un marketing che sia anzitutto etico, non potrà che accogliere con favore questo tipo di soluzioni. Come al solito, però, bisognerà augurarsi che l'algoritmo non finisca per buttare via il bambino con l'acqua sporca, come sta succedendo sia con Facebook che con Google con alcune delle "migliorie" apportate ai rispettivi algoritmi negli ultimi mesi.
Detto questo, mi piacerebbe ovviamente conoscere il vostro parere a riguardo: secondo voi la decisione è corretta? A quali problemi potrebbero andare incontro i Social Media Marketers "onesti" a seguito di queste decisioni?