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Il mondo del SEO Management ha regole tutte sue, che rientrano nel più ampio universo del marketing diretto, poiché queste attività prevedono un budget, una pianificazione e soprattutto la possibilità di orientare la propria strategia in funzione di ritorni misurabili.
La parola chiave in fondo è sempre la stessa: se è analizzabile dal punto di vista economico, se genera un ROI e un costo per obiettivo raggiunto, stiamo parlando di una tecnica assolutamente circoscrivibile nell'universo che fa da sfondo a questo blog.
Inciso per i pochi che ancora non lo sapessero: SEO sta per ottimizzazione dei motori di ricerca, e sostanzialmente corrisponde - banalizzo qui una nobile arte - all'insieme degli accorgimenti tecnici e di marketing necessari per riuscire ad ottenere un ranking elevato nella lista dei risultati di un motore di ricerca a fronte di una ricerca relativa a una categoria merceologica, a un prodotto o a un business che ha attinenza con la nostra attività.
Nel corso degli ultimi anni, nel mondo del SEO è stata combattuta una vera battaglia a colpi di ottimizzazioni (di Google) per determinare i siti più aggiornati e con la maggiore attinenza tra contenuti e parole chiave: il tutto, mediante algoritmi sempre più sofisticati che penalizzano sempre più i siti con contenuti-spazzatura a vantaggio di quelli più virtuosi.
Uno strumento importante per poter ottimizzare e gestire in modo intelligente i contenuti del proprio sito web è sempre stato Google Analytics. Mediante Google Analytics, ad esempio, è possibile determinare quali siano le Keywords più ricercate che portano al nostro sito, e orientarne i contenuti (e i tags) di conseguenza. In questo modo, si ha la certezza che qualora qualcuno cercasse proprio il servizio o la categoria merceologica offerti dalla nostra azienda, il nostro sito internet finisca ai primissimi posti.
Tuttavia, qualche giorno fa Google ha inferto a chi utilizza queste tecniche di ottimizzazione un colpo basso, rendendo praticamente del tutto indisponibili le ricerche organiche da parte di quasi tutti i suoi utenti.
La morte delle Keywords.
Il 23 settembre 2013 è stato il giorno in cui sono morte le Keywords, come hanno decretato molti SEO Manager in tutto il mondo (molto meno in Italia, mi pare, visto che siamo tra i Paesi dove il SEO e il SEM Marketing rimangono una pratica riservata a pochi - come del resto accade per il Content Marketing). In pratica, e la faccio breve, a partire da quel giorno Google Analytics restituisce nel 99% dei casi un Not Provided ogni qual volta gli si chiede di analizzare per noi le source organiche che hanno portato gli utenti a visitare il proprio sito. D'ora in poi, quindi, non saremo più in grado di utilizzare questi dati per orientare tags e contenuti delle nostre pagine istituzionali e di content marketing in modo da rispondere alla domanda con un'offerta adeguata.
Ecco tre buoni consigli per ovviare al problema.
1. Impariamo a fare senza Google
Imparare a fare senza Google vuol dire anzitutto imparare a produrre buoni contenuti (e non più buone Keywords) che illustrino i benefici del proprio prodotto, e concentrarsi sui bisogni espressi dai clienti per generare l'offerta informativa del proprio sito - lo so, è qualcosa che richiede più sforzi rispetto a guardare qualche tabella preconfezionata, ma che nel medio periodo risulterà di gran lunga più remunerativa. Intervistiamo i clienti, parliamo con loro e cerchiamo di determinare quali siano secondo loro i nostri punti di forza, i nostri differentiators: le loro risposte corrispondono a ciò che altri come loro cercheranno su Google quando vorranno il nostro prodotto.
2. Pianifichiamo ottimi contenuti
Come è stato dimostrato recentemente in uno studio pubblicato dal CMI e sul quale mi riprometto di tornare quanto prima, il Content Marketing paga quando è utilizzato nel modo giusto - come una strategia pianificata di relazione con i clienti, e non in modo disorganico e disordinato. Questo vuol dire anche che nel momento in cui noi volessimo portare più persone a visitare il nostro sito e a prendere visione della buona qualità dei nostri prodotti o servizi... bene, non ci resta che rimboccarci le maniche per pianificare ed eseguire una strategia di contatto multicanale e multimediale in grado di veicolare, attraverso dei contenuti informativi, quanto siamo bravi ed esperti nel nostro settore.
Multicanale e multimediale: intendo con questo ovviamente l'utilizzo simultaneo di più tecniche (testi, blog, infografiche, newsletter, quant'altro) in modo ovviamente integrato e pianificato fin nei minimi dettagli, e senza scordare, naturalmente, i Social Media, che oggi costituiscono una vera manna per chi vuole produrre e veicolare contenuti di qualità.
3. Se poi non potete proprio fare a meno di Google...
...allora utilizzate il Google Keyword Planner, che consente, secondo quanto riportato nella guida Google,
di cercare idee per le parole chiave e per i gruppi di annunci, scoprire il possibile rendimento di un elenco di parole chiave e persino creare un nuovo elenco di parole chiave combinando tra loro vari elenchi di parole chiave.
Si tratta, in effetti, di uno strumento prezioso (e gratuito!) per poter verificare se le parole chiave associate alla propria offerta commerciale abbiano una cittadinanza attiva su Google, e per poter verificare quali siano le parole chiave solitamente associata con quella utilizzata. Sicuramente da provare per capire quanto mercato ha effettivamente il nostro prodotto, e se lo stiamo promuovendo in modo corretto.