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Quella degli hashtag è una storia quantomeno curiosa.
L'idea di mettere un simbolo - quello del cancelletto (pound, in inglese) - usato una volta solo per indicare i numeri ordinali e per qualche telefonata senza operatore - come prefisso di una parola, a significare che quello era l'argomento di cui ci si stava occupando, non è venuta, come si potrebbe forse pensare, a Jack Dorsey o a qualche alto dirigente di Twitter.
Come mi è già capitato di spiegare tempo fa in un articolo dedicato ad una bella ricerca sull'evoluzione di Twitter nel corso degli ultimi anni, gli hashtag sono stati adottati - per così dire - a furor di popolo twittero dopo una lunghissima fase di uso "non ufficiale" e spontaneo tra le due coste degli Stati Uniti.
Quando #sandiegofire divenne l'hashtag che cambiò Twitter
Si era allora nell'estate 2007 - anno di primissimi passi nella diffusione dei social media negli USA, non certo ancora in Italia - e di altrettanto primissimi passi verso l'adozione generalizzata degli smartphone come nuova droga del millennio.
Il primo hashtag fu #barcamp, e fu lanciato da @chrismessina nel corso della omonima conferenza di Nashville. Vale la pena di riportare il Tweet:

Curiosamente, il primo hashtag fu proposto per... lanciare l'idea di mettere gli hashtag: Chris chiedeva infatti ai suoi followers se per loro fosse una buona idea far precedere da un cancelletto la chiamata a un tema di aggregazione (o un gruppo, cosa che Chris Messina voleva creare in questo modo). La risposta fu evidentemente positiva, perché da allora gli hashtag iniziarono a diffondersi su Twitter (non certo ancora su Facebook) in modo del tutto spontaneo e dapprima occasionale, come strumento di caratterizzazione tematica dei propri tweet, e furono particolarmente utilizzati nel corso dei terribili incendi che colpirono i boschi della California attorno a San Diego quello stesso anno.
L'hashtag #sandiegofire, lanciato da @nateritter, divenne all'epoca uno strumento per condividere informazioni e notizie su quanto stava accadendo, non solo inaugurò definitivamente l'epoca degli hashtag, ma fu anche volano di una fase importantissima, che dura tutt'ora, in cui i Social Media divennero punto di aggregazione e scambio di notizie durante catastrofi naturali o eventi particolarmente interessanti.

Twitter adotta gli hashtag, e si apre un'era
Twitter non fu certo un campione di reattività di fronte agli hashtag: dal famoso momento in cui il primo hashtag venne lanciato in un tweet dovettero passare due anni giusti, prima di arrivare nel 2009 al momento dell'adozione effettiva - quando, cioè, fu possibile fare ricerche su un tema utilizzando gli hashtag. Instagram seguì Twitter a distanza di un anno e mezzo. Nello stesso periodo (siamo a gennaio 2011) Audi, la marca automobilistica, utilizzò un hashtag nella propria pubblicità televisiva lanciata in occasione del Super Bowl di quell'anno. Due anni dopo, gli hashtag avrebbero riguardato il 50% degli spot televisivi trasmessi nel corso del Super Bowl 2013.
Perché usare gli hashtag?
Usare gli hashtag nelle proprie comunicazioni su Twitter (e anche su Facebook, GooglePlus, o Vine) ha senso?
Sicuramente sì.
Non solo perché gli hashtag sono ottimi strumenti di aggregazione (e indicizzazione da parte di Google) e consentono, soprattutto su GooglePlus, di evidenziare in modo forte e strutturato l'argomento di cui si sta parlando, creando in questo modo micro-comunità tematiche spontanee.
Gli hashtag sono utili anche per aumentare la diffusione dei propri tweet (la presenza di uno o più hashtag rende infatti di molto più elevata la probabilità di un retweet), e servono alle imprese per costruire campagne di aggregazione e stabilire la propria brand identity.
E tu, usi gli hashtag per comunicare?