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Leggevo, di recente, un dato che non ha mancato di farmi riflettere. Lo ha pubblicato, corredandolo di grafici e qualche riga di commento, Vincent Abry sul suo Blog.
Secondo quanto scritto da Abry, che cita fonti autorevoli, le aziende ormai tendono a pubblicare su Facebook quasi esclusivamente Image Posts, ossia interventi in cui, qualche volta sotto qualche rigo di testo, compare un'immagine come contenuto preponderante.

È particolarmente significativo, peraltro, che solo il 10% dei contenuti pubblicati dalle aziende sia composto da link post, e che solo il 6% sia composto da post di stato. (Nota a margine: mi chiedo se e come cambieranno questi dati dopo la recente svolta di Facebook, che con il nuovo aggiornamento ai suoi algoritmi tenderà d'ora in poi a penalizzare i post di immagini contenenti link).
Fatto sta, che i dati parlano di un calo importante dei link post a favore degli image post - calo peraltro verificatosi, a quanto sembrerebbe, in pochi mesi, quantomeno rispetto ad una diversa elaborazione di emarketer.com.

Io non sono in grado, francamente, di dire (come sembra fare Abry) se le due tabelle abbiano dati comparabili fra loro - insomma, se effettivamente ci sia stato da gennaio a marzo 2014 un crollo dei post di status e soprattutto dei post dotati di link.
In ogni caso, i dati fanno riflettere. Prendo un attimo per buona la tesi elaborata da Abry, che sostiene che sostanzialmente le aziende stanno seguendo acriticamente il carro degli utenti, che sembrano privilegiare i post con immagini per le proprie condivisioni. Se anche fosse questo il motivo, non posso non pensare che spesso questo vuol dire che le aziende si stanno affidando esclusivamente a immagini con alta probabilità di essere condivise per riuscire ad aumentare la visibilità organica dei propri post.
Il trucchetto è noto: pubblico una foto accattivante (il tipico gattino), un'immagine buffa o divertente, un aforisma sagace (ovviamente traslato in jpeg!) e, come d'incanto, avrò una crescita esponenziale di condivisioni, di like, di commenti.
La domanda naturalmente rimane: cosa ho comunicato realmente? In che modo ho valorizzato - scusate il bisticcio - la mia value proposition?
Su Facebook, le immagini nascondono la mancanza di contenuti di qualità
Per carità: non nascondiamoci dietro a un dito. Spesso l'unico modo per ottenere una visibilità di brand vuol dire esattamente lavorare in questo modo - pena la condivisione di contenuti che magari poi quasi nessuno apprezza.
La mia impressione, però, è che stiamo andando verso una perdita di senso dell'identità di brand, soffocata fin troppo spesso dalla necessità di apparire. È un fenomeno, peraltro, che non è limitato alle PMI, le quali sovente hanno nella spregiudicatezza il loro punto di forza (o di debolezza) perché rispondono meno a logiche corporate, ma che inizia a riguardare più di qualche grande azienda.
Insomma, la domanda che mi pongo (e che ti pongo) è: ma l'unica vera alternativa alla pubblicazione di contenuti esclusivamente promozoinali consiste davvero nella pubblicazione di contenuti - diciamo così - leggeri?
L'estate scorsa guardavo la pagina Facebook di una grande azienda qual è Wind - ma la cito tanto per fare un esempio, non perché ce l'abbia con loro in particolare, intendiamoci!
Guarda ad esempio questo post:

Abbiamo un post con un'immagine che contiene un giochino (nemmeno interattivo), che colleziona ben 55 Like (su oltre 750.000 fan). Sotto, troviamo un commento che contesta al brand la qualità del servizio e ottiene, da solo, 24 Like. Come giudicheresti questo tipo di approccio al Social Media Marketing?
E come giudicheresti invece - tanto per restare nello stesso settore - l'approccio di O2, una compagnia telefonica tedesca che non solo ha giustamente indicato fin dal titolo della pagina (O2Hilfe) la natura di SocialCRM della sua pagina aziendale su Facebook, ma soprattutto pubblica post come quello qui sotto?

Traduco all'impronta: «Festa improvvisata sulla spiaggia e non avete altoparlanti? Nessun problema. Ciò che vi serve è solo: cellulare, giornale e qualcosa per tagliare. Utile, no?».
Non è questo, lo spirito corretto per fare Content Marketing? Non si tratta, stavolta, di contenuti perfettamente pertinenti con il tema della pagina, a fronte di contenuti completamente avulsi dal contesto come quello indicato precedentemente?
Insomma, in sintesi mi chiedo: non è che la crescita esponenziale delle immagini nei post aziendali su Facebook, a fronte di una quasi totale mancanza di link post sta a indicare che ciò che manca davvero sono contenuti da condividere? Non è che in realtà ciò che accade è che troppo poche aziende fanno content marketing seriamente, mentre la maggior parte usa Facebook male, per pubblicare fuffa?
A te le risposte!