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Facebook: come fronteggiare il crollo della portata organica

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Facebook ha impiegato tutto il 2014 a far calare progressivamente la portata organica dei post provenienti dalle pagine aziendali o dalle fan pages, e questa tenenza non si arresterà di certo nel corso del 2015.

Anzi.

Notizie provenienti da fonti interne e riportate recentemente dal blog di Valleywag, sembrerebbero prospettare uno scenario in cui la portata organica dei nostri post scenderà a ritmi serratissimi per posizionarsi, alla fine, intorno a un Reach pari a circa l'1-2% del totale dei fan aderenti alle pagine.
Questa tendenza, peraltro, pare interesserà tutti i brands senza alcuna discriminante, con l'effetto che anche giganti come Nike, che hanno oggi circa 16 milioni di Like, riusciranno a raggiungere con i propri post meno di 200.000 persone.

Facebook: con il crollo della portata organica abbiamo assistito alla fine di un'era?

Probabilmente sì. È finita, sostanzialmente, l'era della grande abbuffata di fans su Facebook. Si tratta, lo abbiamo detto, di una tendenza in atto da tempo: basti pensare che già ad aprile 2012 la portata organica media dei post su Facebook era intorno al 16%. Da allora, un calo continuo, ben evidenziato nel seguente grafico che mostra chiaramente un calo continuo, costante e addirittura bruscamente accelerato a partire dalla fine del 2013 della portata organica media, a tutto evidente vantaggio dei Brand con più capacità di spesa in attività di carattere promozionale.
Portata organica di Facebook nel tempo
Evoluzione della portata organica dei post su Facebook. Fonte: http://social.ogilvy.com/

Ma allora, se la portata organica crolla che ci faccio io su Facebook?

È chiaro che questa domanda non potrà che risuonare molte volte negli uffici dei marketing manager e dei social media manager di tutti il mondo. La porranno loro il piccolo imprenditore, il Business Development Manager, il CEO di turno, che vorranno capire se valga ancora la pena continuare a coltivare ogni giorno una pagina che riuscirà a raggiungere una percentuale infima del proprio target, e ad affrontare i non piccoli costi che ogni post, ogni aggiornamento richiede per essere creato e messo online.
La verità è che le fan page continueranno ad essere importanti per ogni brand: grazie ad esse sarà possibile ancora rendere virali i propri contenuti, fare attività di customer care, mantenere un dialogo attivo tra azienda e cliente. Tutto questo, senza contare che i post più coinvolgenti sono e saranno sempre in grado di avere un reach molto più ampio: sarà sempre più importante, quindi, il ruolo attivo dei propri fans nel commento, nel Like e nella ricondivisione dei propri contenuti, per far sì che essi riescano a raggiungere un'audience più ampia.

Per il resto, basta pagare

In altre parole, bisogna integrare la portata organica con la portata a pagamento. Facebook, infatti, rimane in ogni caso il canale di gran lunga più conveniente per raggiungere la propria target audience, quantomeno se vediamo la cosa in termini di costo per contatto. A questo proposito, un bel post di Brian Carter su Moz.com metteva in evidenza poche settimane fa come il costo per raggiungere 1000 contatti su Facebook sia di diversi ordini di grandezza più basso di quello dei mezzi Above the Line più tradizionali, quali l'advertising tabellare o la pubblicità televisiva.
Costi contatto sui media più utilizzati
Costi contatto sui media più utilizzati. Fonte: http://moz.com
Fare comunicazione su Facebook, allora, è ancora un business valido per le aziende, a patto di saperlo fare e di saper fare un salto verso la comunicazione di carattere professionale.

Crollo della portata organica: una soluzione a portata di mano

La soluzione per contrastare il crollo della portata organica su Facebook è quindi ricorrere in modo programmatico e pianificato alla portata a pagamento. Lo stesso Carter suggeriva del resto nel suo articolo che spendere almeno 1 dollaro al giorno (un euro, nel nostro caso) per la comunicazione su Facebook è una spesa sostenibile per qualsiasi azienda sul mercato, anche la più piccola.
Non c'è dubbio.
Il problema è semmai culturale, soprattutto nelle PMI e nelle piccolissime imprese dove la cultura della spesa promozionale non è mai entrata, e dove parole come ROI, targeting, costo per click non hanno significato alcuno. Speriamo di non assistere, in questi casi, al solito trionfo del "cuggino" (a proposito del quale ho già scritto a lungo) e a un conseguente crollo di fiducia della piccola imprenditoria per questo strumento di promozione che, se utilizzato nel modo giusto, può essere il migliore alleato di ogni business, piccolo o grande che sia.

E voi? Come pensate di fronteggiare il crollo della portata organica? Come vi siete attrezzati?

CIAO! Grazie per essere arrivato a leggere fino a qui.

Porto avanti questo blog solo per passione, senza voler fare altro se non avviare un confronto con chi condivide con me l'interesse per tutto ciò che è marketing. Se ti è piaciuto questo post, la soddisfazione più grande che potrai darmi sarà quella di condividerlo sui social media e di lasciare un tuo commento.

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4 COMMENTS

  1. Aaargh, il cuGGino, no, tutto ma non quello! ^_^
    Scherzi a parte, ottimo articolo, mi sembra un ragionamento perfettamente condivisibile e concreto: giustamente Facebook non è un ente di carità e fino a quando la spesa è sostenibile, conviene usarlo per farvi pubblicità.

  2. Mi trovo ad osservare un crollo ulteriore della copertura post in concomitanza con l’accensione di una campagna.
    Non si tratta di un caso è una cosa che sto osservando da un po’ e devo dire che mi fa cascare le braccia.
    A che scopo pagare, se dopo che si innesta la pubblicità crolla il pure bassissimo “organico”?
    Facebook mi sembra davvero di una demenza inquantificabile (anche tecnicamente) che però ha azzeccato una ed un unica cosa:
    il suo unico carburante ovvero la morbosità/idiozia/vanità/stupidità insita negli esseri umani.

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