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Vorrei riportare qui due o tre numeri che mi sembrano interessanti, per poi cercare di commentarli calandoli nel nostro specifico nazionale.
La penetrazione di Linkedin in Italia
Il tasso di penetrazione, come tutti sapete, è (detto in termini terra-terra) il rapporto percentuale tra la parte della popolazione accomunata da una caratteristica e il totale della popolazione stessa. Se dico che il tasso di penetrazione degli smartphone in Italia è del 60% intendo dire che il 60% della popolazione italiana possiede, appunto, uno smartphone.
Bene.
Leggevo ultimamente una statistica per cui il tasso di penetrazione di Linkedin in Italia è del 9%.
Ora, lasciamo perdere l'Islanda, che è un paese in cui sembra che Linkedin abbia sostituito l'elenco del telefono, visto che gli utenti del social network in questione sfiora il 30%, e vediamo cosa succede negli altri paesi (fonte: TopDog Social Media).
Iniziamo da quelli di lingua inglese, che hanno evidentemente tassi di penetrazione altissimi.
- Stati Uniti: 27%
- Canada: 23%
- Australia: 21%
- Regno Unito: 20%
Ora, passiamo a quelli di lingua non inglese, compresa, appunto, l'Italia:
- Spagna: 11%
- Francia: 9%
- Italia: 9%
- Brasile: 7%
- Messico: 4%
- India: 2%
Tradotti, questi numeri significano che gli USA hanno circa 85 milioni di utenti Linkedin, l'India (al secondo posto) ne ha circa 21 milioni, il Brasile 15 milioni e via a scendere.
L'Italia ha più o meno 5,5 milioni di utenti.
Tanto per fare un confronto, basti sapere che la penetrazione di Facebook negli Stati Uniti è del 57%, per l'India del 7%, per l'Italia del 43%. In sostanza, il rapporto di penetrazione tra Linkedin e Facebook è di 0,47 per gli USA, di 0,28 per l'India, di 0,21 per l'Italia.
Non si tratta di un problema di digital divide, ma di carattere squisitamente culturale.
Detta in altri termini, nel nostro paese vediamo ancora il social media come uno strumento utile essenzialmente per... sfarfalleggiare (non fatemi usare la C-word), mai e poi mai come uno strumento di lavoro o utile per intrecciare relazioni sociali che possano portarci a un arricchimento professionale o (persino!) all'incipit di un contatto commerciale. Del resto, se negli Stati Uniti la seconda pagina per numero di fans è quella di Barak Obama e in Italia è quella della Nutella, qualche differenza ci sarà pure.
Ma torniamo a Linkedin.
Torniamoci per analizzare quella che secondo me è la chiave di volta delle statistiche relative ai social media. Quella che dice che, per la Lead Generation, Linkedin risulta essere del 277% più efficace rispetto a Twitter e Facebook.
Sì, avete capito bene.
Quasi 3 volte più efficace. Vedete bene cosa vuol dire questo dato, se messo a confronto con il dato di penetrazione della piattaforma social in Italia rispetto, ad esempio, alla realtà americana. Vuol dire, in sostanza, che la cultura commerciale italiana è ancora, per molti aspetti e con le dovute eccezioni, basata su logiche che altrove sono state superate di slancio e da noi resistono, appunto, secondo me per quella che è un'arretratezza culturale che anche personalmente, nei miei rapporti di lavoro, mi capita sovente di riscontrare.
Social Network e lavoro, in sostanza, secondo me in Italia non si intrecciano ancora molto. Neanche tra i marketers (oops! l'ho detto!), salvo le solite, fortunatamente non più pochissime eccezioni.
Neanche, il che è bizzarro, per il così detto Personal Branding, che non sembra essere una preoccupazione dei nostri manager e funzionari, per non parlare dei piccoli e medi imprenditori.
Neanche, e soprattutto, in ambito B2B, dove a mio parere esiste un blocco culturale fortissimo da parte degli imprenditori davanti all'uso di modalità di comunicazione diverse dal buon vecchio venditore con la valigetta.
Prova ne sia, che quando ci sono, spesso la pagina Facebook, il sito web, la pagina corporate su Linkedin sono trascurate, non aggiornate, prive di qualsiasi interazione e, soprattutto, sintomo di una cultura aziendale che adotta queste tecnologie senza comprenderne gli scopi e le modalità di utilizzo.
Io voglio sperare che l'epoca dell'imprenditore che chiede al figlio o al nipote liceale di fargli il sito web (o di fargli la pagina Facebook) sia morta e sepolta. Di certo, non vedo ancora, soprattutto nelle PMI (fatte salvo, ovviamente, quelle di settore), un investimento di risorse e tempo che sia frutto di una consapevolezza reale delle potenzialità che gli strumenti di Content Marketing ci mettono a disposizione.
O sarò io troppo pessimista? Parliamone.